martedì 28 ottobre 2014

INTERVISTA A GIOVANNI FURORE PROMOTORE DI "THE END A FILM MAGAZINE" PRIMA RIVISTA DI CINEMA GRATUITA IN COLOMBIA

Oggi  vi parlo di Giovanni Furore, un giovane cineasta italiano che si è trasferito in Colombia.

E del suo progetto “The End a film magazine”, la prima rivista gratuita di cinema distribuita nel Paese.

Giovanni, è nato il 27 ottobre del 1981, a Cava de’ Tirreni, provincia di Salerno.

Dove ha vissuto fino ai 19 anni, quando ha deciso di seguire la sua passione per il cinema e di trasferirsi a Roma dove frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia.

Dopo varie esperienze nel settore, nel 2011, ha deciso di trasferirsi a Bogotá capitale della Colombia.

Ed è lì che ha creato “The End a film magazine”, la prima rivista gratuita di cinema distribuita nel Paese.

Ha continuato,poi, a collaborare con produttori e sceneggiatori.

Il prossimo anno verrà realizzato un film da girare interamente nel piccolo villaggio di Armero, che molti ricorderanno per la tragedia della piccola Omayra Sanchez.

Realizza, con i suoi collaboratori, corsi attraverso “The End Academy”, sui temi attuali della produzione, distribuzione, sceneggiatura cinematografica.











1. QUANDO HAI SENTITO L’ESIGENZA DI LASCIARE L’ITALIA?  E PERCHÉ?

L’esigenza di lasciare l’Italia ho iniziato ad accarezzarla quando avevo 17 anni.
Ho avuto la fortuna di viaggiare per studio molto giovane, i miei mi mandavano durate l’estate in Inghilterra o in Spagna o in altri posti europei per imparare le lingue, e tornando da quelle piccole vacanze l’Italia mi sembrava sempre più un posto che non mi apparteneva.
Tornavo nel mio paese di origine (Cava de’ Tirreni) e mi sembrava di fare un salto nel passato.
L’idea mi ha inseguito anche quando mi sono trasferito per studiare a Roma, dove ho vissuto per 9 anni. La conferma poi è arrivata chiarificatrice nel 2011.



 2.HAI SCELTO IL PAESE PER LE OFFERTE DI LAVORO O LO HAI TROVATO UNA VOLTA ARRIVATO SUL POSTO?

 La Colombia l’ho scoperta perché la mia ex moglie è del posto.

 Nel 2007 sono venuto qui per conoscere i suoi genitori ed ho conosciuto un Paese

 che mi ha affascinato da subito, un amore a prima vista.

Poi in seguito, dopo varie esperienze lavorative proprie in Italia, e con la venuta 

della crisi economica, mi sono deciso per un cambio radicale e la scelta non poteva 

che essere quella della Colombia.

Il Paese, nonostante abbia i suoi problemi che non sto qui ad elencare, offre 

possibilità interessanti.

Un mercato vergine per certi settori, tutto da esplorare e/o sviluppare.

Nel 2011 sono venuto a vivere a Bogotà, città che non mi ha mai convinto al 100%. 

Io ho conosciuto meglio Medellin, città che amo.

Ma Bogotà è la capitale e le possibilità di lavoro qui sono maggiori.

Dopo qualche mese finalmente anche Bogotà ha fatto breccia nel mio cuore, e non riesco adesso più farne a meno.



 3. COSA OFFRE IN PIU’ IL PAESE IN CUI ABITI ORA RISPETTO ALL’ITALIA?

  La Colombia offre alcuni vantaggi: il primo è che c’è un entusiasmo tangibile per

  via dello sviluppo economico attuale.

 Secondo perché c’è un certo mutamento nella ri-organizzazione delle  classi sociali, 

(qui ne esistono 6) per cui se uno riesce a leggere questi mutamenti, può leggere 

anche tutta una serie di nuove necessità in cui poter piazzare il proprio business.

 A volte idee che da noi sono come “l’acqua calda”, qui possono essere pioniere.

 Ad esempio io qui ho fondato una rivista specializzata in cinema. 

 È praticamente l’unica qui in Colombia (escludendo le pubblicazioni accademiche).

 “The End A Film Magazine” sarebbe stato un progetto impossibile in Italia.



 4.   ESISTONO SVANTAGGI NEL PAESE CHE HAI SCELTO?

 Gli  svantaggi sono legati all’aspetto culturale.

 Se da un lato abbiamo un predisposizione allegra, entusiasta, che riesce a 
 mitigare atteggiamenti formali con quelli informali, qualche problema in più sorge 
 sotto il profilo della gestione del tempo.

 Può essere frustrante un certo modo Colombiano di gestire le trattative, le
 relazioni lavorative e la poca chiarezza nelle comunicazioni verbali.

 Ad esempio: qui le trattative sono molto lunghe, non si va facilmente al nodo della 
 questione e si procrastinano le cose.

 I Colombiani hanno un difettuccio, se così vogliamo chiamarlo: non sono capaci 
 di dire di no chiaramente.

 Se un accordo non va in porto, è sicuro che una della parti scompaia o si faccia
 negare al telefono, o trovi scuse per non poter dire, ad esempio: “non siamo più
 interessati”.

 Questo rende talvolta le cose difficili, a fronte in cambio di una gentilezza estrema
 nelle relazioni, che a fin dei conti risulta superflua.


  5.  VIVONO MOLTI ITALIANI IN COLOMBIA?

  Non ho molti amici Italiani qui, non credo ce ne siano molto, sicuramente molti 
  meno di quanti ce ne siano in Brasile o in Argentina.

  Anche se ultimamente mi sembra di vedere attraverso vari gruppi Facebook che il 
  numero sta aumentando.



  6. SEI FELICE DI AVER FATTO QUESTA SCELTA?

  Sono felicissimo. Non ho intenzione di tornare in Italia.

  Preferisco soffrire certe mancanze che subirne di ben peggiori.

  Diciamo che la mia decisione influisce direttamente sul mio stato psico-fisico.

  Ho molti amici in Italia che sono depressi e tristi perché non riescono, ed ormai 
  non vogliono, creare impresa o gioire della vita, degli amici, realizzare i propri 
  sogni.

  Vivono in uno stato che io chiamo “limbo culturale della ragnatela”.

  Sono intrappolati in una specie di gomma appiccicosa depressiva che non gli 
  permette di poter gioire neanche più della bella vita all’italiana, che un tempo
  almeno ci consolava.




  7. COME VIVI LA LONTANANZA DALLA FAMIGLIA?

   La vivo molto bene. Con Skype e Whatsapp ormai parlo con la mia famiglia ogni 
   volta che ne abbiamo voglia.


   8.TORNI SPESSO IN ITALIA?

   Ci vado poco. Cerco di evitare a dire il vero.

    L’ultima volta sono rimasto 6 mesi ed è stata una esperienza traumatica.

    Perché? Beh, vedere amici di  30 anni laureati, depressi, anche un po’ troppo legati

    alla mamma, o alla ragazza, o al paesello (che a volte è la    capitale o anche una

    grande città), mi fa rabbia.

    Forse tornerò la prossima estate, ma solo per una vacanza di 20 giorni.

    Diciamo che al momento sul mio stato Facebook potresti leggere: “Giovanni ha

    litigato con l’Italia”.

    Questo anche perché quando torno, al solo accendere la tv mi viene l’orticaria.

    Oppure ad una domanda di un amico che mi chiede: “Ma com’è la ColUmbia?(E 
    non Colombia).

   Si parla il portoghese lì?(mentre qui si parla un ottimo Spagnolo)” Ecco in quel
   momento vorrei scomparire. 




9.CONSIGLIERESTI AI TUOI AMICI DI TRASFERIRSI ANCHE LORO NEL PAESE CHE HAI SCELTO?

Lo faccio spessissimo. Ma non è un paese per tutti. Sono venuti a trovarmi vari 
amici che ne sono rimasti folgorati, nel senso positivo.

Il viaggio li ha come risvegliati da un torpore, li ha stimolati di nuovo a credere in se
stessi ed a pensare di poter fare qualcosa qui, sia dal punto di vista lavorativo che
soprattutto dal punto di vista personale.

Inutile dirti che poi, una volta tornati in Italia, la ragnatela li ha di nuovo accolti nello
stato vegetativo in cui si trovavano.


10.ESISTE LA MERITOCRAZIA IN COLOMBIA?

        No. Posso dire con certezza che non esiste. 
        Qui la raccomandazione arriva ad essere superiore a quella Italiana.
        Ma facendo leva su un certo fascino da “straniero” talvolta si riesce a godere di
        alcuni vantaggi, sempre se questo “fascino” venga centellinato in maniera
        corretta ed educata, rispettando la cultura locale.


11.CI SONO OFFERTE DI LAVORO PER I GIOVANI? SE SI, IN QUALI SETTORI?

       Non saprei dirti con certezza. 

       Nell’ambito delle perforazioni petrolifere sicuramente si. 

       Ho amici che lavorano molto in quel settore. 

       Tutti gli amici stranieri che conosco qui lavorano per grandi multinazionali.

       A livello locale, certamente, ci sono possibilità se si è altamente qualificati.

       Sul lato accademico ad esempio ci sono ampie possibilità. 

       Qui sono molte le università private che non richiedono un
        
       “pedigree” generazionale per poter insegnare.

       Anche a me è stato offerto varie volte di dare dei corsi, ad esempio. 

       Le possibilità più interessanti sono quelle relative a nuove imprese.

       Analizzare il mercato per aprire qualcosa “in proprio” non è una malvagia idea.  

       Anche solo mettere su un ristorante potrebbe dare dei risultati.

     Attenzione però: se si crede di venire qui con pochi soldi per aprire un “buco” che      fa pizze, allora sarebbe meglio desistere. 

    Come dico sempre a tutti, la Colombia non è economica e sarebbe sempre meglio,     prima di trasferirsi, fare un’attenta valutazione dei rischi e del mercato. Conoscere       la città in cui ci si vuole vivere con una vacanza lunga di 3 mesi, aiuta di certo.             Meglio se di 6 mesi (3+3).


12.È IMPORTANTE IL TITOLO DI STUDIO?

     Si, come dicevo è molto importante. Qui badano molto al CV.



13.PENSI DI RIMANERE Lì PER SEMPRE O TORNERAI IN ITALIA?

     Al momento penso di rimanere, e questo pensiero sembra essere proiettato ad            almeno altri 5 anni.
     In Italia sicuramente tornerò, ma non credo per avere una vita lavorativa/personale      continuativa.
     Penso che l’ideale sarebbe un salto ogni anno nei mesi caldi, per incontrare i               familiari.


14.SECONDO TE COSA DOVREBBE CAMBIARE IN ITALIA?

      Bella domanda. Posso dire, tutto?

   Non saprei risponderti in dettaglio, dovrebbe cambiare la politica: un cambio è            d’obbligo perché a volte mi   sembra meglio la politica di un paese del terzo mondo    che quella che esige un paese come l’Italia.

   C’è un provincialismo che a volte è davvero anacronista.

  Il torpore di cui ti parlavo prima, quello stato di non vita che muove le persone per       inerzia, senza passioni, senza soprattutto la capacità di avere una visione più ampia,   più a lungo termine, e anche più ambiziosa.

  L’ambizione sembra essere sparita.


 Ti parlo di un’ambizione non personale, ma più generale ed ampia, quella di creare  qualcosa di meglio per tutto e tutti: nelle relazioni, nel lavoro, nella società, nella        famiglia. 

lunedì 27 ottobre 2014

INTERVISTA AL REGISTA CARLOS PRONZATO VINCITORE DEL PREMIO ROBERTO ROSSELLINI 2009



Oggi, ho il piacere di presentarvi la mia intervista ad un regista nato in Argentina, che ora vive in Brasile, si tratta di Carlos Pronzato.
Ha realizzato il documentario: “Carlos Marighella, quien samba se queda, quien no samba se va”, ossia “Carlos Marighella, chi è con me rimane, chi non lo è se ne va”, sulla vita del politico, rivoluzionario e scrittore, Carlos Marighella, figlio di un immigrato italiano e di una brasiliana di origine africana.

Nel 2009, in Italia, Carlos Pronzato ha ricevuto il “Premio Roberto Rossellini”.


Carlos Pronzato è direttore di teatro, poeta, scrittore, cineasta/documentarista e attivista sociale  indipendente, nato a Buenos Aires, Argentina.
Ha studiato nel “Colegio Nacional de Buenos Aires”, con professori illustri e ha frequentato la specialistica nel campo delle arti sceniche, ha lavorato in campo cinematografico sia in Argenitina siain Messico prima di trasferirsi in Brasile.
Dopo un viaggio attraverso l’America Latina, realizzato negli anni ‘80, si è trasferito a Salvador de Bahía nel 1989.
Ha diretto numerose opere di teatro, creato diversi eventi culturali y si è concentrato sui temi sociali y politici, che hanno dato un chiaro stampo al suo stile cinematografico.
Al centro dei suoi film ci sono i conflitti sociopolitici dell’America Latina, in particolare le rivolte popolari, ha studiato poi nei minimi dettagli gli aspetti storico-culturali che hanno segnato il continente.
Alcuni dei suoi film più celebri sono: “Carlos Marighella, que es la samba, la samba, que no desaparece”, “Carabina M2, un arma americana, el Che en Bolivia”, “Las ollas de cocina, la rebelión argentina”, “Bolivia, la guerra del gas”, “Buscando Salvador Allende”, “Madres de Plaza de Mayo , la memoria, la verdad, la justicia”, “La rebelión pinguina, Estudiantes de secundaria chilenos Contra el sistema”, “Mayo Baiano”,  “La rebelión de Buzu”, “Bahía Euclides da Cunha”, “Pierre Verger, vamos a Bahía mapuches, las Naciones Unidas Contra el Pueblo del Estado”, “Negro Comedia Buenos aires, afro-argentino de teatro”, “Hasta Esperemos que ir a la guerra, una historia del racismo y la intolerancia religiosa”, “Pinheirinho, llevé a mi casa, me quitó la vida”, “Calabozo en 1968, un disparo en el corazón de Brasil”; “A partir de ahora, las jornadas de junio en Brasil”, entre muchos otros realizados en Brasil y en el extranjero”.
Tra i suoi libri troviamo: “Pajas no se rindió, la poesía”, “Bolivia, poema rebelde”, “22 de abril en las costas de Brasil, los indios en las celebraciones de los 500 años”, “La poesía contra el Imperio”, “Che, un poema de guerrillas”, “Poemas sin tierra”, “Jorge Amado en el ascensor y otros cuentos de Bahía”.
Viaggia costantemente, si occupa della promozione dei film nelle Università, club cinematografici, organizza conferenze e promuove dibattiti sui suoi lavori.

Ecco i link dove potete approfondire la vostra conoscenza sui lavori del regista Carlos Pronzato:  http://www.lamestizaaudiovisual.blogspot.it/

http://marighella100anos.wordpress.com/



1. In quali Paesi è stato diffuso il suo documentario dedicato a Carlos Marighella?

Il documentario “Carlos Marighella, quien samba se queda, quien no samba se va”, ossia “chi è con me rimane, chi non lo è se ne va”, tratta la vita del politico, rivoluzionario e scrittore, Carlos Marighella, figlio di un immigrato italiano e di una brasiliana di origine africana.
È uscito in anteprima a Salvador de Bahia, Brasile, nel 2011.
La città dove il 5 dicembre 1911 nacque Carlos Marighella.
In seguito, il documentario è stato divulgato a Rio de Janeiro, in occasione dei festeggiamenti per il centenario dalla nascita di Marighella, nel 2011.
Nel corso del 2012, è stato trasmesso in Brasile con l'organizzazione di mostre e dibattiti.
 Poi è stato invitato al Festival Internazionale del Cinema Politico em Buenos Aires, Argentina.


2. In quante lingue è stato tradotto il documentario?
 La versione originale del documentario è in portughese.
Poi è stato tradotto con i sottotitoli in spagnolo.

3. In quale anno è stato realizzato il documentario?

Nel 2011, anno del centenario dalla


4. In quali Paesi è uscito il libro su Marighella? E quando?
Il libro Marighella “POESIE PER SEM licença Carlos Marighella” è stato pubblicato in Belo Horizonte, Brasile, in Agosto 2014.
Attualmente non è stato ancora diffuso in Europa.


5. Il libro e il documentario sono diventati celebri?

Il libro ancora non ha avuto grande successo a livello internazionale.
In Brasile, però ha avuto un buon riscontro tra i lettori, infatti è possibile trovarlo in tutto il Paese. L’editore è Livrarira Rosso.

7. In quanto tempo si è realizzato il documentario? E il libro?

Il documentario è stato completato in due anni, dalle prime indagini nel 2009, fino alla sua pubblicazione, nel 2011.
Il libro è stato scritto insieme al documentario.

8. Il documentario e il libro fanno parte dello stesso progetto?


No, perché il libro è uscito solo quest’anno, mentre il documentario era uscito nel 2011. 

venerdì 24 ottobre 2014

la feria de la Chinita, Roma 16/11/2014


Il prossimo 16 Novembre, si terrà anche a Roma, la Feria della Chinita, una festività, che trae origine dalla tradizione religiosa, che ha luogo ogni anno per tre giorni, dal 17 fino al 19 novembre, nella città venezuelana di Maracaibo e nelle altre località dello Stato Zulia

T
ale festa viene celebrata per commemorare il miracolo della Vergine di Chiquinquirá.



La tradizione narra che, sulle rive del Lago di Maracaibo
, una donna trovò una tavola che portò a casa sua. Trascorsi alcuni giorni, sulla superficie di questa piccola tavola apparve l'immagine della Vergine di Chiquinquirá. 

La donna raccontò questa storia alla gente del luogo che cominciarono a venerare questa icona della Vergine. In seguito, si decise di costruire il Monumento alla Vergine nel posto esatto dove si trovava la casa di questa donna, attualmente ubicato di fronte alla Basilica di Nostra Signora di Chiquinquirá.


A tal proposito ho deciso di intervistare, Mikela Policastro, microbiologa d’origine italo-venezolana, fondatrice, nell’anno 2012, dell’associazione “Viva Venezuela en Italia” che ha come obiettivo quello di porsi come struttura di aggregazione per i venezuelani in Italia, promuovendo iniziative culturali, sociali e sportive. 
Si è trasferita in Italia e risiede a Roma dal 2004. 
Durante la sua permanenza, ha conseguito un Master in Bioterrorismo e Terrorismo presso l’Università 
Degli Studi di Roma, La Sapienza nell’anno 2004. 
Parallelamente consegue l'attestato di Event Planner occupandosi dell’organizzazione di eventi ed è titolare dell’agenzia di Feste ed eventi “Il Mondo di Miki” a Roma. 
Poeta per diletto, ha vinto alcuni premi a carattere nazionale quali: Il Premio Letterario “Laurentum” 
conseguito a Firenze, nell’anno 2009 ed il Premio Letterario “Valeria” conseguito negli 
anni 2011-2012. 
Aderisce alla”Associazione Lorenzo Cuneo Onlus” di Roma occupandosi di progetti di 
solidarietà e volontariato ed in Venezuela segue diversi progetti per favorire la scolarità infantile. 


1. Quest’anno quando si terrà la Feria della Chinita? E dove? 
È già una consuetudine, da vari anni, organizzare La Feria in onore della Chinita, per mantenere viva questa tradizione per noi venezuelani, così sentita, per l’anno in corso la festa si terrà il giorno domenica 16 novembre a Roma presso la Parrocchia San Vincenzo Pallo, in Via Matteo Tondi 80. 


2. Cosa prevede il programma della manifestazione?
Quest’anno abbiamo organizzato una ricca programmazione, La Feria avrà inizio alle ore 11:00 con l’apertura del mercatino di artigianato e gastronomia venezuelana. Gli standisti sono artigiani venezuelani di grande talento che spaziano nei settori merceologici più diversi. 
 Inoltre ci sarà una interessante mostra Fotografica intitolata "Memorie del nuovo mondo", composta da una raccolta delle fotografie inviateci dai nostri amici e contatti di Facebook che illustrano nei dettagli l’epopea dell’immigrazione italiana in Venezuela. 
Più tardi alle ore 12:30, avrà inizio la parte più propriamente religiosa della festa con la concelebrazione di una messa in lingua spagnola officiata dal sacerdote d’origine “Marabino” Padre Gerard Cadiere in omaggio alla nostra venerata madonna della Chinita. La cerimonia sarà allietata da musiche tipiche a cura di Padre Marcos Contreras. 
La festa continuerà poi, con il suo momento più prettamente conviviale, all’interno del grande salone della parrocchia dove si esibiranno gruppi musicali e di danza che intratterranno i presenti, unitamente all’immancabile condivisione di cibi e bevande tipicamente venezuelani. 


3.- Quando è stata organizzata la prima edizione della Feria della Chinita a Roma? 
 L’associazione “Viva Venezuela en Italia” di cui sono fondatrice, nel 2012 a Roma ha organizzato la prima edizione e da allora è diventata una piacevole consuetudine.


4.- Chi dirige l’associazione Viva Venezuela en Italia? 
 La nostra associazione è fondata e diretta dalla sottoscritta Mikela Policastro coadiuvata da un team di amici venezuelani, alcuni dei quali residenti in Italia da molti anni che prestano la loro opera a titolo di volontariato con grande entusiasmo e dedizione. 


5.- Qual è l’obiettivo dell’associazione? 
 L’obiettivo della nostra associazione è quello in primo luogo di essere elemento catalizzatore per la comunità venezuelana residente in Italia, di promuovere le nostre tradizioni e di favorire l’incontro e lo scambio con altre culture. 


6.- Da quali regioni d’ Italia provengono le persone che partecipano alla Feria della Chinita? 
 Essendo un appuntamento che si ripete con cadenza annuale abbiamo dei partecipanti che ci seguono fin dalla prima edizione, provenendo da diverse parti d’Italia, solo per citarne alcune da nord a sud; Torino, Pisa, Firenze, Perugia, Pescara, Teramo, Avellino, Napoli, Salerno, ecc… 


7.- Come si è evoluta la manifestazione? 
 Ogni anno, sulla scorta delle esperienze precedenti, lavoriamo per migliorare la festa della Chinita, sia dal punto di vista dell’accoglienza che della molteplicità delle proposte culturali, con il fattivo aiuto come sponsor di amici e commercianti che uniscono le loro forze alle nostre allo scopo di ricordare con gioia il Venezuela. 


8.- Qual è la novità di questa edizione? 
Nell’edizione di quest’anno abbiamo l’orgoglio di condividere l’organizzazione e la pianificazione dell’evento con la comunità “Los Panas” dell’amico Carlos Fonseca e la partecipazione del gruppo di danza folcloristica Ensamble Venezuela della Prof. Luz Marina Dàvila. Con l’auspicio che nelle future edizioni
possano aderire altre realtà associative legate alle radici venezuelane in un rapporto sinergico a favore di una diffusione sempre più ampia della cultura venezuelana in Italia. 

lunedì 20 ottobre 2014

URUGUAY: elezioni alle porte!


  


    

Il prossimo 26 di Ottobre si terranno le elezioni presidenziali in Uruguay.
A tal proposito ho intervistato al politologo uruguayano e conduttore radiofonico “Universidad de la República”, Mauro Casa.



1. COSA PREVEDE LA COSTITUZIONE URUGUAYA IN CASO DI ELEZIONI PRESIDENZIALI?
La Costituzione dello Stato latinoamericano prevede che le elezioni si tengano l’ultima domenica di Ottobre.
Ed è prevista anche una seconda tornata elettorale, nel caso in cui nessun candidato ottenga il 50% dei voti, l’ultima domenica di Novembre. Quest’anno si svolgerà il 30 di Novembre.


2.      QUALI SONO LE PERCENTUALI SECONDO LE ULTIME PREVISIONI ELETTORALI?
Secondo le ultime previsioni elettorali, Tabaré Vázquez (Frente Amplio) ha il 40% dei voti, Pedro Bordaberry (Partido Colorado) ha il 10-15%, Luis Lacalle Pou (Partido Nacional) ha il 30-35%dei voti e Pablo Mieres (Partido Independiente) ha il 2-3% dei voti.





3.      NELLA STORIA RECENTE DELL’URUGUAY È MAI ACCADUTO CHE IL PRESIDENTE SIA STATO ELETTO CON UN’UNICA VOTAZIONE?


Il Presidente è stato eletto con un’unica votazione solo nel 2004, quando vinse le elezioni Tabaré Vázquez (Frente Amplio), partito di sinistra.
Nel 2009, invece, venne eletto presidente, José Mujica, (Frente Amplio, che è anche l’attuale presidente, anche grazie al buon governo che Vázquez aveva condotto.
In Uruguay, infatti, la Costituzione non permette a un politico di ricandidarsi alle elezioni in maniera ricorrente, ma deve stare un certo periodo fuori dal Governo.
E quando nel 2013 quest’ultimo si è ricandidato alle presidenziali, gli analisti si aspettavano che ci sarebbe stato un grande appoggio per  Vázquez nelle previsioni sulle elezioni, invece non è stato così.


4.  LE PERCENTUALI DI VOTO CHE I PARTITI OTTENGONO A OGNI VOTAZIONE VARIANO O SONO SIMILI?
In Uruguay le percentuali dei voti che ogni partito ottiene sono più o meno sempre le stesse.
Il Frente Amplio può contare su un 40% dei voti, Partido Colorado e Partido Nacional ottengono il 40% dei voti insieme.
Per questo, gli analisti sanno che i voti determinanti per l’elezione del presidente sono il 20%.
La candidatura di Luis Lacalle Pou, Partido Nacional, è stata una grande novità, ha generato un grande entusiasmo all’interno del partito, ha condotto una buona campagna elettorale.


5.      LA FIGURA DI LACALLE POU È STATA UNA NOVITÀ ANCHE PER LE ELEZIONI INTERNE AL SUO PARTITO?
Si, a Giugno Lacalle Pou ha vinto le elezioni interne al suo partito, anche grazie alla sua strategia elettorale, si è concentrato nella promozione della sua figura e non ha criticato il suo avversario, Jorge Larrañaga.
Alle elezioni interne il voto non è obbligatorio per i cittadini, mentre le nazionali sì, quindi le persone che vanno a votare sono le più schierate, che ideologicamente sono più radicali.
Invece alle elezioni nazionali vince di solito il candidato più moderato.


6.  COME È CAMBIATA LA SITUAZIONE PER GLI ALTRI CANDIDATI CON LA      CANDIDATURA DI LACALLE POU? 
Lacalle Pou ha complicato la situazione anche per i candidati degli altri partiti, dato che ha ottenuto sempre più preferenze delle previsioni elettorali.
In particolare, ciò è negativo per Pedro Bordaberry (Partido Colorado) dato che il Partido Nacional e il Partido Colorado sono entrambi di destra e alle elezioni nazionali il candidato con meno voti appoggia il candidato con più voti per poter formare una coalizione contro la sinistra.
Nel 2009, invece, l’innovazione era rappresentata da Pedro Bordaberry (Partido Colorado).
Quest’anno la candidatura di Lacalle Pou ha bloccato anche le preferenze nelle previsioni per Frente Amplio.



7.      QUALI SONO LE PROPOSTE DEL FRENTE AMPLIO?
Solo nell’ultima settimana, Vázquez ha incominciato a parlare del suo programma politico, delle proposte per il sistema sociale.
Nello specifico il Frente Amplio ha proposto novità per il sistema sanitario e questo è positivo per la classe media che ultilizza poco il sistema pubblico perché vuole un servizio migliore ma paga molte tasse.
Gli universitari e i professori hanno sempre votato Frente Amplio, quindi è importante per questo partito di sinistra porre attenzione ai bisogni della classe media. Soprattutto perché negli ultimi anni, una parte della classe media ha continuato a votare Frente Amplio ma non è soddisfatta di ciò che è stato fatto.
Frente Amplio ha promesso un “sistema de cuidado” ossia sostegno nella cura degli anziani, appoggio in caso di maternità e paternità. Questo punto è favorevole per la classe media che è la classe in cui ci sono meno nascite dato che la nascita e l’educazione di un figlio è costosa.
Il sistema de cuidado ha anche una prospettiva femminile perché se lo Stato non prevede aiuti alle famiglie, sono le donne che si occupano di curare anziani e bambini.


8.      COM’È LA SITUAZIONE DELLA PARTECIPAZIONE FEMMINILE AL VOTO IN URUGUAY?
Nella popolazione il 52% sono donne e partecipano alle elezioni in maniera attiva.


9.      E NELLA POLITICA?
Ma per quanto riguarda la presenza delle donne nella politica, la situazione non è positiva in quanto le donne non riescono ad entrare in Parlamento, poche donne ministro e non ci sono candidate alle elezioni presidenziali.
Quest’anno però, alle elezioni interne del Frente Amplio, si è candidata una donna, la senatrice Constanza Moreira. Molto sensibile ai temi sociali e femminili.
L’altro candidato di Frente Amplio, Tabaré Vázquez, invece ha dei problemi con le sostenitrici dei diritti femminili perché è stato promotore di una legge che impedisce la legalizzazione dell’aborto che è stata introdotta nel 2008.
Alle elezioni interne di Frente Amplio, nonostante molte persone hanno votato per Constanza Moreira, più aperta ai diritti delle donne e degli omosessuali, non è riuscita a vincere.


10.  ALLE LEZIONI DEL 26 OTTOBRE FRENTE AMPLIO VINCERÁ AL PRIMO TURNO?
Secondo Mauro Casa, in queste elezioni, probabilmente il Frente Amplio non vincerà alla prima tornata elettorale.
Ma potrebbe già ottenere la maggioranza parlamentare dato che è sufficiente anche una percentuale poco inferiore al 50%, inoltre i voti nulli e bianchi non vengono contati.


11.  UN BILANCIO DELLA DEMOCRAZIA IN URUGUAY DAL 1985 AI GIORNI NOSTRI?
Il politologo ritiene anche che dal 1985 ad oggi, l’Uruguay ha avuto una buona democrazia, ma la transizione democratica non sarà completata finché non verrà cancellata la Ley de Impunidad ossia la legge di Amnistia.
Anche se negli ultimi anni sono stati fatti alcuni progressi e alcuni giudizi.
Ma quest’ultima permette la distinzione tra cittadini di serie A e di serie B, cioè chi viene giudicato dalle legge ordinaria e chi no.
Inoltre viola la separazione dei poteri perché impedisce al potere giudiziario di agire senza il permesso del potere esecutivo.
La Suprema Corte di Giustizia ha dichiarato che la Ley de Caducidad è incostituzionale ma ogni volta che viene proposta una legge alternativa viene dichiarata incostituzionale anche questa.
Nell’ultima legislatura le leggi alternative sono state votate due volte senza ottenere risultati positivi.


12.  NELLA POLITICA URUGUAYA CI SONO ANCORA TRACCE DELLA DITTATURA DI JUAN MARIA BORDABERRY?
Riguardo alla presenza di elementi dittatoriali nello Stato Latino americano oggi Mauro Casa ritiene che Pedro Bordaberry, figlio del dittatore Juan Maria Bordaberry, sia ancora un conservatore e tende ancora a voler controllare i cittadini in una maniera rigida.